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cassazione roma

ROMA – 19.11.2019 – Quattro assolti,

tre condannati in via definitiva, diciotto condannati ma la cui pena (accessoria e non) dovrà essere rivista dalla Corte d’Appello. È arrivata ieri sera dopo le 21,30 la sentenza della Cassazione sul processo alle “spese pazze” della Regione Piemonte nella legislatura 2010-2014. In attesa delle motivazioni, lo stringato dispositivo degli Ermellini dice che, a distanza di sette anni dall’inchiesta che impazzò sulle prime pagine nazionali, in quattro vedono cadere le accuse: l’ex assessore (oggi capogruppo alla Camera) Riccardo Molinari, assolto per non aver commesso il fatto; il governatore Roberto Cota e i consiglieri Paolo Tiramani e Augusta Montaruli (oggi parlamentari) per i quali la sentenza è stata annullata. Definitive le condanne a Michele Dell’Utri (un anno e cinque mesi), Angiolino Mastrullo (un anno e sei mesi) e Michele Giovine (quattro anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati giudicati inammissibili. Nei casi di Angelo Burzi, Rosanna Valle, Maurizio e Sara Lupi le pene vengono ridotte per alcuni capi di imputazione e la decisione viene rinviata alla Corte d’Appello di Torino. Lo stesso vale per altri tredici, solamente per la determinazione delle pene accessorie. Tra questi il verbanese Roberto De Magistris (un anno e sei mesi) e i novaresi Massimo Giordano e Girolamo La Rocca (un anno e sei mesi per entrambi). In primo grado erano stati assolti, così come Cota.

L’inchiesta ha riguardato le spese rimborsate dalla Regione ai politici negli anni 2010-2013, ritenute dalla Procura di Torino illegittime con la contestazione dei reati di peculato e truffa.

Domenico Aiello, legale di Cota, ribadisce l’assoluzione del suo assistito “'al quarto punto del dispositivo, nell'emettere la sentenza per gli imputati Tiramani, Montaruli, Cota e Burzi – dice – si dispone il rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello di Torino nei confronti del solo Burzi, di nessun altro degli imputati prima citati, quindi Roberto Cota ha ottenuto una sentenza di annullamento secco, senza rinvio”. “Piano piano la giustizia restituisce dignità a questa vicenda – commenta –. Naturalmente nessuno potrà restituire ciò che è stato tolto a Cota e alla sua famiglia in questi anni''.

 

 

 

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