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VERBANIA – 02.10.2019 – Un rinvio per un possibile accordo.

Tre mesi e mezzo è il tempo che il gup del tribunale di Verbania Beatrice Alesci ha concesso per verificare la possibilità che imputati, Anas e comune di Cannobio risarciscano le vittime –dirette e indirette– della frana killer di Cannobio. I massi che il 18 marzo 2017 si staccarono improvvisamente dal versante roccioso sovrastante la statale e piombarono sull'asfalto, travolsero un motociclista (deceduto sul colpo) e centrarono l'auto di una coppia di fidanzati (lievemente feriti). A perdere la vita fu il farmacista italo-svizzero Roberto Rigamonti, 67enne che, in compagnia di un amico transitato poco prima del distacco, stava compiendo un giro turistico su due ruote del Lago Maggiore. La vedova e il figlio sono costituiti parti civili e, per uscire dal processo, chiedono un congruo risarcimento sul quale Anas e comune di Cannobio, citati come responsabili civili e per la prima volta oggi presenti in aula, sono disposti a trattare. Se si raggiungerà l'accordo lo si saprà il 22 gennaio, data alla quale è stato aggiornato il processo i cui imputati sono sei. Il pm Sveva De Liguoro chiede che vengano giudicati per omicidio colposo, lesioni colpose e frana coloro che trascurarono la manutenzione dei versanti e della strada. Secondo la Procura sono i fratelli milanesi Ruggiero e Susanna Scheller, i proprietari del terreno da cui partì lo smottamento. L'accusa li ritiene responsabili per non aver tagliato le piante e perché, trascurando la manutenzione, hanno concausato l'evento naturale. Ma le colpe sono ricondotte anche all'ex sindaco ed ex presidente dell'Unione dei comuni del Lago Maggiore Giandomenico Albertella, che (come sindaco) non avrebbe disposto il taglio piante e che (a nome dell'Unione) non si sarebbe attivato per avviare i lavori di messa in sicurezza pur sapendo che c'era un rischio concreto. Sotto l'esame del giudice c'è soprattutto la posizione di tre dirigenti Anas: Raffaele Celia, Valter Bortolan e Nicola Montesano. L'ente stradale, proprietario della strada, aveva il potere di disporre i lavori ma anche di, in caso di emergenza, adottare provvedimenti appropriati.

All'udienza odierna Albertella ha rilasciato spontanee dichiarazioni in cui ha sottolineando il peso patito per il dramma delle vittime, ma ha anche ribadito di essersi prodigato, come amministratore pubblico, affinché la ss34 fosse messa in sicurezza, nonricevendo risposte da governo e Regione.

 

 

 

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