VERBANIA – 02.10.2019 – Tossicodipendenti con precedenti
per reati legati alla droga, vivevano in condizioni di estremo disagio sociale e avevano trovato ospitalità a Villa Olimpia, in una stanza d'emergenza messa a disposizione dal Comune. In realtà della coppia (lui ha 32 anni, lei 36), solo l'uomo –quell'ala del palazzo è riservata a presenze maschili– aveva diritto all'alloggio, una stanza che nella primavera del 2016 utilizzava spesso per ospitare l'amica, senza rispettare le regole di convivenza della struttura d'emergenza. Per queste ragioni ricevette dal Comune più richiami che portarono alla revoca dell'alloggio. Il giorno in cui sarebbe dovuto uscire protestò e si oppose, tanto che fu chiamata la polizia. Da quell'intervento del 24 luglio del 2016 è scaturito un procedimento penale per invasione di edifici che ha chiamato in causa la coppia, ora impegnata –separatamente e dopo varie vicissitudini– in un percorso di recupero e riabilitazione.
Nonostante la funzionaria del Comune chiamata a testimoniare abbia espresso la volontà di rinunciare alla querela, il processo è andato avanti perché viene contestata l'aggravante del luogo pubblico “invaso”. La Procura, con il pm Anna Maria Rossi, ha chiesto fosse riconosciuta la lieve tenuità del fatto e, quindi, la non punibilità. Il giudice s'è invece espresso per l'assoluzione, sposando la tesi della difesa secondo cui la donna fosse del tutto estranea all'occupazione non avendo titolo a stare nella stanza ma, soprattutto, non avendo mai ricevuto alcuna comunicazione che le intimasse di sloggiare; e che l'uomo tutt'al più potesse essere ritenuto responsabile di una violazione contrattuale e non di un illecito penale, rimarcando anche che essendo sottoposto al regime della sorveglianza speciale aveva delle limitazioni.


