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bersaglieri fanfara gallonetto

DOMODOSSOLA- 21-06-2019-  Almeno dal 1872 l’Ossola è terra di Alpini, ma anche prima di allora si faceva la naja e molti erano i reclutati nella Brigata di fanteria “Casale”, mentre altri giovani ossolani si trovavano a portare, con legittimo orgoglio, il cappello piumato dei Bersaglieri, glorioso Corpo dell'Esercito italiano nato come specialità dell'Arma di fanteria il 18 giugno 1836 e che nei prossimi giorni terrà a Domodossola il Raduno Regionale del Piemonte, con anche l’inaugurazione del Monumento al fante piumato. Forse una delle più antiche testimonianze storiche del legame fra Ossola e Bersaglieri la si ritrova a Colloro, frazione di Premosello-Chiovenda nel Parco Nazionale della Val Grande, conosciuta tra l’altro per la festa di San Gottardo, dove nella chiesa dedicata al Santo patrono campeggia un ex voto in cui è raffigurato il sottufficiale Magistris Serafino, bersagliere nella guerra del 1859, col cappello piumato e la sciabola d’ordinanza, in ginocchio davanti alla Madonna di Loreto - localmente chiamata Santa Casa - per grazia ricevuta in quanto sopravvissuto al conflitto risorgimentale. Durante la Grande guerra, dal maggio 1915 al novembre 1918, tanti furono gli ossolani arruolati nei Bersaglieri e in diversi caddero, altri ebbero più fortuna e tornarono a casa, talvolta con una decorazione, come il caporal maggiore Antonio Chiabotti di Varzo, classe 1893, appartenente ad una compagnia mitragliatrici, che fu decorato sul campo con Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “ Combattendo il giorno 15 giugno 1918, quale vicetiratore alla mitragliatrice, veniva accerchiato e fatto prigioniero. Con magnifico ardire riusciva ad evadere e, mentre il nemico lo inseguiva da vicino e lo tempestava di colpi, vista la mitragliatrice abbandonata, con cosciente sereno eroismo se la caricava in spalla e riusciva a portarsi in salvo con essa”. Ma a non tutti andò bene e qualche bersagliere ossolano morì a guerra finita, così ad esempio per Giuseppe Cerini di Cravegna appartenente al 19° Reggimento caduto prigioniero dopo i fatti di Caporetto e detenuto in un campo di concentramento austriaco, privo o quasi di contatti con la famiglia, morì a Fiume l’8 giugno 1918 per malattia. Anche nel secondo conflitto mondiale non mancarono giovani dell’Ossola che prestarono servizio nei Bersaglieri e pure durante la lotta di liberazione vi furono fanti piumati impegnati nella Resistenza e, tra coloro che liberarono la valle nel settembre 1944 , si può ricordare il comandante della “Battisti” Armando Calzavara Ufficiale dei bersaglieri, nome di battaglia “Arca”. In alcune occasioni, tra cui la tragica alluvione dell’agosto 1978, c’erano anche Bersaglieri fra i militari della Divisione “Centauro” che giunsero in Ossola in soccorso delle popolazioni vittime di calamità naturali, poiché fra i compiti delle Forze Armate vi è pure la partecipazione al Servizio Nazionale della Protezione Civile e il concorso alla tutela della collettività nazionale in caso di danno o pericolo di grave danno alla incolumità delle persone e ai beni. Un legame, quello fra Ossola e Bersaglieri, che conta ben più dei 160 anni ricordati nell’ex voto della chiesa di San Gottardo di Colloro e che si manifesterà tangibile con il monumento di prossima inaugurazione a Domodossola.

 

 

 

 

 

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